I Gigli – Nola e le sue macchine a spalla

I Gigli di Nola – l’origine di una tradizione

La città di Nola con i suoi Gigli, insieme a Viterbo, Palmi e Sassari fa parte di una comunità creata per raccogliere il patrimonio delle macchine votive portate a spalla. Questa rete è patrocinata dall’Unesco.

Il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa (di cui sono il fotografo) si è quindi recato, il 30 Giugno, in rappresentanza a Nola per assistere alla tradizionale festa cittadina. Per me era il primo anno e sono rimasto davvero affascinato da questa commistione di suoni, di colori che ben rappresentano la meravigliosa cultura partenopea. Cultura unita al folclore e al credo di un popolo.

Un pò di storia

I Gigli prendono vita dopo che il Vescovo Paolino, dopo aver donato tutti i suoi averi e anche sé stesso ai Visigoti, ottenne in cambio la liberazione dei nolani resi schiavi a seguito delle invasioni di Alarico I del 410.  La leggenda narra che nel 431 la città abbia accolto il vescovo al suo rientro con dei fiori, dei Gigli appunto, e che i nolani lo abbiano scortato fino alla sede vescovile alla testa dei gonfaloni delle corporazioni delle arti e dei mestieri. In memoria di quell’avvenimento Nola ha tributato nei secoli la sua devozione a San Paolino portando in processione ceri addobbati posti prima su strutture rudimentali e poi su cataletti, divenuti infine 8 torri piramidali di legno più una barca che simboleggia il mezzo con cui San Paolino è tornato a Nola.

Cosa sono i gigli?

Tali costruzioni lignee, denominate appunto “gigli”, hanno assunto nell’800 l’attuale altezza di 25 metri con base cubica di circa tre metri per lato, per un peso complessivo di oltre venticinque quintali. L’elemento portante è la “borda”, un’asse centrale su cui si articola l’intera struttura. Le “barre” e le “barrette” (in napoletano varre e varritielli) sono le assi di legno attraverso cui ogni Giglio viene sollevato e manovrato a spalla dagli addetti al trasporto. Questi assumono il nome di “cullatori” (in napoletano cullature), nome che deriva probabilmente dal movimento oscillante prodotto simile all’atto del cullare. L’insieme dei cullatori, di norma 128, prende il nome di “paranza”. Gli 8 Gigli vengono addobbati dagli artigiani locali con decorazioni in cartapesta, stucchi o altri materiali secondo temi religiosi, storici o d’attualità. Essi rinnovano una tradizione chiaramente individuabile sin dagli ultimi decenni dell’800, che amplia le radici storiche individuabili nelle decorazioni architettoniche barocche leccesi e rappresentano quindi una forma di macchina votiva a spalla. Oltre ai Gigli viene costruita anche una struttura simile ma più bassa con una Barca posta sulla sommità con riferimento a quella che riportò San Paolino a Nola.

La festa si svolge il 22 giugno di ogni anno, se cade di domenica, o quella successiva, se giorno infrasettimanale e consiste nella processione danzante degli 8 Gigli e della Barca. Gli obelischi di legno prendono il nome delle antiche corporazioni delle arti e mestieri, nell’ordine:

  • Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto

I Gigli e la Barca sfilano lungo un tradizionale percorso individuato nel nucleo più antico della cittadina al ritmo di brani originali e reinterpretazioni attinte dalla tradizione musicale napoletana, italiana e internazionale eseguiti da una banda musicale posta sulla base della struttura. La manifestazione copre l’intero arco della giornata. Nel corso della mattinata, i Gigli e la Barca vengono trasportati in piazza Duomo, la piazza principale di Nola, dove avviene la solenne benedizione da parte del vescovo. Dal primo pomeriggio all’alba del lunedì le strutture e i cullatori che li trasportano affrontano spettacolari prove di abilità e di forza.

Questo reportage fa parte di un progetto a lungo termine che si concentra sul rapporto tra tradizione e religione all’interno di un quadro sociale in continuo cambiamento. Puoi trovare altri lavori simili qui.